L'appartenenza
all'Unione Europea ha portato ad una convergenza degli approcci delle
diverse nazioni per quanto riguarda gli strumenti e le tecniche
urbanistiche.
Persistono
invece ancora alcune differenze sostanziali per quanto riguarda
alcuni strumenti e ruoli istituzionali.
All'interno
del panorama europeo si hanno due csi limite, quello francese e
quello inglese, studiando i quali si può inquadrare e capire
all'interno di quali ambiti si muove la materia urbanistica in
Europa.
Sono
considerati casi limite in quanto, per quanto riguarda il sistema
francese, esso presenta una sua connotazione tipica all'interno della
quale è forte l'impronta dello stato ma non del governo, dando
origine ad un approccio diametralmente opposto rispetto a quello
inglese.
La
Francia
è suddivisa territorialmente in dipartimenti, all'interno dei quali
si trovano gli uffici statali, molto ben attrezzati e organizzati,per
i quali sono previste procedure ben definite che permettono un
approccio più pragmatico, diretto e rapido. La parte amministrativa
è molto più snella rispetto a quella italiana, e lascia un
maggiore spazio alla parte tecnica.
In
molti casi infatti gli stessi funzionari pubblici possono partecipare
alla redazione dei progetti seguendo un'ottica secondo la quale gli
uffici di dipartimento operano direttamente sul territorio, non
limitandosi ad essere enti verificatori, come accade invece in
Italia.
Lo
stato è diviso in modo gerarchico in 3 prefetture, suddivise in 8
zone ciascuna, a loro volta divise in regioni costituite da
dipartimenti.
I
prefetti sono percepiti come un'autorità reale e non fittizia. Lo
stato decide proprio attraverso i prefetti, ed opera grazie agli
uffici tecnici. Ciò è possibile in quanto lo stato ha mantenuto il
controllo solo su alcuni ambiti, gemmando strutture specifiche da
esso direttamente controllate (sorta di agenzie italiane). Alcune di
queste strutture hanno gemmato a loro volta sottoagenzie che si
occupano di due ambiti paralleli e che si distribuiscono sul
territorio. Tali agenzie sono a prevalenza pubblica e hanno il
compito di indirizzare una serie di attività sul territorio su
materie che non siano espressamente di competenza governativa.
Per
esempio, per quanto riguarda la materia edilizia, è stata costituita
la N.A. (agenzia nazionale) che a sua volta ha gemmato una
sottoagenzia dedicata espressamente al tema dell'edilizia economica e
popolare (diversa dal sistema italiano, in quanto in Francia vi sono
molteplici I.A.C.P. in competizione tra loro e promossi anche da
privati, assoggettati quindi anche a possibili fallimenti), ed una
seconda sottoagenzia che ha invece il comp0ito di essere il referente
per le S.E.M. (simili alle S.T.E.M. del sistema italiano, ovvero
uffici tecnici che devono valutare gli interventi a scala RUB, cioè
quegli interventi capillari sul territorio). I comuni fanno parte
delle S.E.M., come alcuni interlocutori privati, che aderendo sono
sottoposti ad un rischio finanziario, rispondendo in solido con i
capitali impiegati. Tali S.E.M. sono costituiti da piccole task force
di tecnici preparati, che avendo il comune alle spalle, redigono in
tempi rapidi i progetti di riqualificazione e le procedure ad esso
collegate per permetterne la realizzazione concreta.
La
procedura francese prevede una fase obbligatoria di diagnosi,
della durata di 1 anno, secondo la quale un equipe (2 soggetti)
devono interloquire in modo diretto, casa per casa, con la
popolazione interessata dal progetto, in modo da rilevare le esigenze
della cittadinanza. A seguito di tale fase viene redatto il progetto,
completando il quale interviene il prefetto, e quindi lo stato, che
ha una sorta di potere di veto sulla realizzazione del progetto e
circa l'emanazione dei fondi pubblici necessari. Nel caso in cui il
progetto venga approvato questo parte in modo rapidissimo in quanto
tutto è già stato previsto e studiato anticipatamente.
Il
sistema francese essendo però competitivo è basato prettamente sul
ritorno economico ed è caratterizzato da una minore attenzione verso
il sociale, ma d'altra parte è un sistema che permette interventi
immediati. Rapidità che può però portare ad avere scarsa qualità
di realizzazione dei manufatti e degli interventi stessi. È
definibile quindi come un sistema efficace.
L'approccio
francese se da una parte permette realizzazioni rapide e tempi certi
grazie ad una serie di procedure standardizzate e previste
preventivamente per orni casistica possibile, rende il sistema stesso
tropo rigido, scatolare e segmentato.
Un'altra
differenza sostanziale rispetto al sistema italiano è rappresentata
dal tipo di strumenti ed elaborati sui quali l'intera disciplina
urbanistica di fonda. Se in Italia l'argomento principale è
rappresentato dai piani, che sono in numero enorme, in Francia ci si
basa invece sulle procedure, e a conferma di questo è significativo
che fino a pochi anni fa esistesse un unico piano, il P.O.S. (piano
di occupazione del suolo), corrispettivo del piano regolatore
italiano, ma che si occupava solo delle zone urbanizzate e di quelle
di prossima urbanizzazione.
I
piani sono in numero contenuto anche perché tutta l'urbanistica è
basata sul regolamento nazionale dell'urbanistica (R.N.U.) integrato
in modo consono nelle diverse aree della nazione.
In
Francia inoltre a differenza dell'Italia, i piani risultano meno
importanti in quanto lo stato controlla in modo diretto la
realizzazione dei singoli interventi, e non è quindi necessario
prevedere a priori una serie di costrizioni, imposte eventualmente
dallo stato durante la fase di verifica degli interventi proposti.
Secondo questo sistema non si ha perciò la possibilità di avere
diverse interpretazioni locali in materia di urbanistica, ma ci si
limita ad attenersi in modo rigido alle procedure.
All'interno
di tale rigidità per il sistema francese risulta culturalmente molto
difficile adeguarsi al sistema europeo che come già visto ha
previsto una divisione del territorio francese in 3 diverse aree di
sviluppo, che dovrebbero applicare procedure e approcci differenti in
materia urbanistica, in modo da assecondare le lori diverse vocazioni
di sviluppo.
Interessante
è poi il discorso rispetto ai centri storici, infatti rispetto al
costruito storico in Italia si ha un apposito piano, il piano di
recupero, che non è espressamente dedicato ai centri storici. Oltre
a tale piano si ha infatti un ministero apposito che si occupa
proprio della materia.
In
Francia si valuta invece preventivamente se un centro storico sia
solo vecchio o anche di valore, nel qual caso viene sottratto al
comune e si redige un piano attuativo specifico inserito nel piano
generale, che non prevede nulla per i centri storici (si ha una
macchia bianca in corrispondenza di tali zone).